Il vangelo è quello che siamo chiamati a credere o chiamati a ubbidire (vivere)?
Durante la riforma grande enfasi è stata rivolta alla salvezza per grazia. La distinzione tra legge e grazia e tra opere e grazia. Molto importante e sicuramente predominante nella Scrittura.
L’enfasi è su l’azione divina e non il nostro accumulo di meriti o opere per “guadagnare” la salvezza.
MA il pericolo è che questa enfasi (a volte esasperata) si traduca in salvezza senza obbedienza, giustificazione senza santificazione.
Frasi tipo: “Solo credi in Gesù”, “Solo ripeti questa preghiera”, “basta credere” sono presenti in molti dei nostri “appelli” alla salvezza. Non mi sorprende che oggi molti lamentano conversioni poco genuine.
È utile ricordare che il vangelo non è solo creduto, ma anche ubbidito. Perché il vangelo è un appello alla fedeltà e lealtà al Re Gesù.
Innanzitutto, Paolo si ricorda che ci sarà un giorno in cui «secondo il mio vangelo, Dio giudicherà i segreti degli uomini mediante Cristo Gesù» (Romani 2:16). Quindi il vangelo non è semplicemente l’offerta di salvezza, è anche una dichiarazione che Gesù è il giudice eterno.
In secondo luogo, La Bibbia ci rammenta che i non credenti sono ritenuti responsabili per non aver obbedito al Vangelo. Nello spiegare l’attuale incredulità di Israele nel Messia, Paolo dice: “Ma non tutti hanno ubbidito alla buona notizia; Isaia infatti dice: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione?” (Romani 10:16).
Paolo scrive ai Tessalonicesi del giorno futuro in cui: …quando il Signore Gesù apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Dio, e di coloro che non ubbidiscono al vangelo del nostro Signore Gesù [Cristo]. ( 2 Tessalonicesi 1:7-8).
In 1 Pietro ci viene detto in modo simile: Infatti è giunto il tempo in cui il giudizio deve cominciare dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi, quale sarà la fine di quelli che non ubbidiscono al vangelo di Dio? (1 Pietro 4:17).
SINONIMI
Potrebbe essere possibile che la parola “obbedire” sia usata come sinonimo di “fede”? Tuttavia, l’impressione che ottengo in questi testi è che il vangelo sia qualcosa in cui le persone non solo credono o a cui acconsentono, ma qualcosa a cui dovrebbero diventare leali e a cui devono sottomettersi… come sudditi di un RE.
Paolo sostiene anche che il vangelo è qualcosa che viviamo, viviamo una vita secondo il vangelo, in conformità al vangelo, degna del vangelo. Paolo disse ai Filippesi: «Qualunque cosa accada, comportatevi in modo degno del vangelo di Cristo» (Fil 1,27). Il vangelo è genuinamente “vissuto” come modello di vita per coloro che seguono il re Gesù.
Testi come questi dimostrano che il vangelo è un’offerta di salvezza, ma è anche un invito reale a venire sotto la signoria di Gesù Cristo. L’annuncio regale è che Gesù è il Re che offre liberazione a tutti coloro che si aggrappano a lui ed è il giudice di coloro che resisterebbero il regno di Dio.
Quindi, sebbene un’antitesi tra Legge e Vangelo, Opere e Grazia non sia invalida, tuttavia, non bisogna diluire la presentazione biblica del Vangelo che mette in risalto principalmente la Signoria di Gesù come Re sui nostri stili di vita.
Quindi, sicuramente bisogna credere al Vangelo ma soprattutto ubbidire al Vangelo!