Quando Neil Postman scrisse nel 1985 Il libro: “Amusing ourselves to death – Divertendoci fino a morire”, probabilmente non immaginava nemmeno quanto profetici sarebbero stati i suoi scritti. Postman avvertiva di un violento cambiamento culturale causato dalla forte influenza dei media e soprattutto della Televisione.
Neil sentiva che la TV stava rimbambendo il mondo, rendendo la vita: “una mere ricerca d’intrattenimento”. Neil non considerò (perché morì prima) ciò che poi sarebbe accaduto nell’era moderna immersa in Internet, telefonia, iPad, DVD, TV satellitare, Facebook, Twitter ecc.
Postaman giustamente affermava che questa ricerca frenetica d’intrattenimento ci ha portato a morire. Questa morte non ha solo intrappolato noi stessi ma anche chi è intorno a noi. Una morte alla creatività, all’inventiva e tutto ciò che è vero ed eterno. Dando vita invece a ciò che è irrilevante, effimero e falso.
Un recente articolo, apparso su Yahoo news asseriva: “Una donna ammette di aver ucciso suo figlio a causa di un gioco su Facebook”.
La storia riporta che la donna Americana si è arrabbiata perché il bambino continuava a piangere e quindi a interrompere il suo gioco virtuale (Farmville). Per zittire il bambino, la madre ha scosso varie volte l’infante e nello scuotere probabilmente il bimbo ha battuto la testa violentemente. La ragazza, 22enne, è stata condannata per omicidio e rischierebbe l’ergastolo. Una tragedia a causa di uno stupido gioco virtuale.
La notizia è scioccante perché la persona che dovrebbe dar maggior cura al bambino, è distratta da un ridicolo gioco che non ha nessun valore.
Tragicamente questo non è un caso a se. Non possiamo dimenticare quella coppia Coreana che per “accudire” un bimbo virtuale lasciò morire di fame il loro vero figlio; Spendendo quasi 12 ore su Internet il bimbo morì disidratato mentre l’avatar era in “ottima salute”.
Tali notizie dovrebbero farci riflettere su come la nostra cultura è diventata ossessionata con l’intrattenimento. Siamo assuefatti di passatempi che invece di renderci felici ci hanno distratto da quella che è la vera felicità.
La chiesa purtroppo ha seguito la stessa scia, riducendo il Vangelo in un messaggio “motivazionale”, la lode e adorazione in semplice musica d’ascolto e la comunione tra credenti, in un club di “brave persone”.
La nostra società ha sicuramente bisogno di profeti che come Postman, denuncino il degrado sociale e la fisima dell’intrattenimento.
Dio ci benedica.